L’ipogeo, scoperto nel 1959, è completamente ricavato nel banco di roccia, a ca. 3,5 m al di sotto del piano di campagna.
La tomba, dalla caratteristica planimetria a T, è costituita da un dromos (corridoio) di accesso (lunghezza ca. 3,40 m) provvisto di 6 gradini che conducono ad un vano centrale di forma quadrata (2,50 x 2,40 m), ai lati del quale si dispongono altri due ambienti di dimensioni pressoché simili.
Al momento della scoperta, le pareti del dromos erano decorate alla base da uno zoccolo diviso in riquadri e ornato da linee diagonali che formavano un motivo a spina di pesce. Al di sopra si disponevano altri pannelli scuri e fasce dipinte con diverse gradazioni di rosso, culminanti con una cornice ionica a dentelli.
Sull’architrave dell’entrata principale è collocata un’iscrizione messapica incisa e dipinta in rosso.
Nella camera centrale, sulle due pareti laterali si sviluppava una pittura a zone decorate con linee diagonali che riproducevano la medesima decorazione del dromos; invece, la parete di fronte all’ingresso presentava un motivo geometrico di forma circolare che racchiudeva al suo interno due motivi ovali, tutti resi con tonalità rosse. La volta di colore grigio era decorata con rosette disposte in maniera geometrica.
Il vano laterale destro presentava sulla parete di fondo una nicchia, decorata con motivi floreali, simili ai fiori di loto su una base di colore giallo-rosa; sulla parete sinistra erano riprodotti una grande corona circolare e un alabastron.
Nella camera laterale a sinistra si distingueva la parte superiore di una testa umana caratterizzata dai capelli e da un orecchio appena accennati.
Infine, dall’ipogeo provengono le due porte, in calcarenite locale, relative agli ambienti laterali. Intelaiature a rilievo, decorate con motivi circolari di colore bruno a simulare le teste di chiodi, suddividono le porte in due riquadri: quello inferiore dipinto uniformemente in rosso, quello superiore decorato con un motivo a clessidra, sempre in rosso, su fondo chiaro.
All’interno dei vani sono state rinvenute numerose ossa appartenenti a diversi individui accompagnati da un corredo costituito da vasetti miniaturistici, unguentari, coppe a rilievo di tipo megarese e alcune foglie di una corona in lamina d’oro.
Sia i manufatti che la sintassi decorativa delle pitture parietali, confrontabile con quella di altri ipogei pugliesi (Taranto e Canosa), permettono di suggerire una datazione della tomba nel corso del III sec. a.C.
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