L’assetto urbano di Rudiae risponde a condizionamenti di natura geomorfologica e sembra riproporre lo stesso orientamento della centuriazione di età romana, la cui maglia tende quasi ad inglobare l’abitato.
Questa ripartizione è visibile soprattutto nel settore nord-ovest dove alcuni tracciati viari, distribuiti secondo la divisione catastale, ricorrono a distanze regolari, pur non conservando un andamento perfettamente rettilineo. E’ il caso della vecchia strada comunale Lecce-Copertino, orientata in senso nord-est/sud-ovest, che sembrerebbe ricalcare un tracciato antico che va ad intersecarsi con un secondo asse stradale, ad esso ortogonale, riconoscibile lungo i confini dei Fondi Lacquariello, Aia e Noce.
Anche le due strade di età repubblicana evidenziate nel Fondo Acchiatura tra il 1958 e il 1959 sono disposte in modo perpendicolare e secondo il medesimo orientamento.
Le due carreggiate, larghe 3,50 m nel tratto principale e 2,30 m nella diramazione, fiancheggiano il luogo di culto; entrambe sono realizzate con basoli di calcarenite locale piuttosto compatta e presentano tracce di usura dovute alla circolazione dei mezzi nell’antichità.
L’asse maggiore, orientato in senso nord-est/sud-ovest, messo in luce per un tratto di ca. 80 m, conduce verso la porta settentrionale d’ingresso alla città, identificata dagli scavi condotti da L. De Simone nell’800 ; da questa porta partiva l’asse di collegamento che conduceva verso l’abitato di Lupiae.
L’asse minore, disposto in senso nord-ovest/sud-est, evidenziato per un tratto di ca. 15 m, conduce a ovest verso l’anfiteatro e ad est verso la porta d’accesso all’abitato, dove è segnalata la presenza di una torre scavata da Mario Bernardini nel “Fondo Sei Stoppelli”.
Al di sotto del basolato della strada maggiore è stato rinvenuto un secondo ipogeo ellenistico, di dimensioni inferiori rispetto a quello scoperto al di sotto del luogo di culto; quando fu costruita la strada, la tomba venne vuotata di ogni arredo funerario e riadattata come cisterna.
La tomba è composta dal dromos e da un unico ambiente sepolcrale accessibile mediante un’apertura sormontata da un elegante architrave; una volta trasformato in deposito per le acque, le pareti dell’ipogeo, ad eccezione della volta, furono rivestite con cocciopesto per renderle impermeabili.
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