In Età messapica (IV-III sec. a.C.), l’area in cui sorgerà successivamente l’anfiteatro è caratterizzata da una dolina di natura carsica delimitata sul bordo superiore da un muro a blocchi di calcarenite locale con funzione di terrazzamento. La struttura è ben conservata sia lungo il lato occidentale, al di sotto del muretto a secco che divide Fondo Anfiteatro da Fondo Noce o Santa Croce sia sul lato orientale dove il muro appare inglobato all’interno delle sostruzioni dell’edificio da spettacolo.
L’invaso naturale costituiva un vero e proprio lacus utilizzato dagli abitanti di Rudiae come cisterna a cielo aperto per la raccolta dell’acqua piovana, utile alla sussistenza degli animali e per l’irrigazione dei campi coltivati all’interno delle mura.
L’adduzione dell’acqua avveniva attraverso un complesso sistema di canalizzazioni presenti nell’area di Fondo Acchiatura a cui si riferisce anche il canale ricavato nel banco di roccia identificato in prossimità dell’aditus sud. Nell’antichità la dolina doveva aver raggiunto anche lunghi periodi di piena, come testimoniano gli spessi depositi limosi (ca. 1 m) documentati sul lato meridionale, sui quali si sono impiantate le strutture murarie dell’anfiteatro. L’invaso era percorso all’esterno da un un’area carrabile realizzata in tufina pressata e scaglie di calcare larga almeno 10 m, evidenziata lungo il margine orientale, che doveva garantire l’avvicinamento dei carri per l’approvvigionamento e il trasporto dell’acqua all’interno del centro abitato.
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